Prologo
"Là, seduto sul gradino di un inginocchiatoio, la testa abbandonata sul pulpito, per poter guardare il soffitto, le Sibille del Volterrano mi hanno dato forse il piacere più vivo che mai mi abbia fatto la pittura. Ero già in una sorta di estasi, per l'idea di essere a Firenze, e la vicinanza dei grandi uomini di cui avevo visto le tombe. Assorto nella contemplazione della bellezza sublime, la vedevo da vicino, per così dire la toccavo. Ero arrivato a quel punto d'emozione dove si incontrano le sensazioni celestiali date dalle belle arti e i sentimenti appassionati. Uscendo da Santa Croce, avevo una pulsazione di cuore, quelli che a Berlino chiamano nervi; la vita in me era esaurita, camminavo col timore di cadere".
Così si esprimeva Stendhal, nell'affascinante resoconto di un viaggio in Italia, effettuato nel 1817.
Solo centotrentotto anni più tardi, un artista francese, peraltro esperto giocatore di scacchi, che di nome faceva Marcel Duchamp, avrebbe invece affermato: E' solo il lato intellettuale delle cose che mi interessa, sebbene non mi piaccia il termine 'intelletto', troppo secco, troppo svuotato d'espressione. In generale, quando si dice 'io so', non si sa realmente, ci si limita a credere. E io credo che l'arte sia la sola forma di espressione attraverso cui l'uomo in quanto tale possa manifestarsi come individuo. Solo attraverso l'arte l'uomo è in grado di superare lo stadio animale, perché solo l'arte può giungere in regioni dove non dominano né il tempo né lo spazio".
....
da "Arte e filosofia" di Massimo Donà
Nessun commento:
Posta un commento