Le mosche d'oro

 

Fatti gli ultimi conti, rimanevano a Libero Marcocci milleduecento franchi giusti, quasi il doppio di lire italiane. L'affitto scaduto da mesi lo aveva pagato, aveva anche restituito a Michel la sua parte per il lontano pranzo di Capodanno, con Georgette e Denise. Debiti, insomma, non ne lasciava, questo era importante e il biglietto lo aveva fatto fino a Firenze: per gli imprevisti dell'arrivo il denaro doveva bastare. Così quandosuonarono le sei e mezzo a St. Germain e lui avrebbe dovuto, come previsto, uscire con madame Labbé a prendere il metro, si affacciò al corridoio e le diede una voce: "Ne vous pressez pas, nous prendrons un taxi". La donna, già pronta e che s'affannava a infilare nella valigia certi pannicelli lavati e asciugati in fretta, lo guardò sorpresa. "Ma sì" la rassicurò Libero "così non avremo l'impiccio del bagaglio e il bambino starà più quieto." Il bambino, Davide Marcocci, suo figlio naturale, se ne stava in quel momento, buono buono, disteso sul divano letto e pareva seguire le mosse del padre con quei suoi occhi di smalto azzurro, la copia di quelli di Denise. ....

da "Le mosche d'oro" di Anna Banti

Nessun commento:

Posta un commento