Un giorno di maggio del 1863, mio zio, il professor Lidenbrok, rientrò precipitosamente nella nostra piccola casa al n. 19 della Königstrasse, una vecchia strada della vecchia Amburgo.
La brava Marta, che aveva appena cominciato a preparare il pranzo, dovette credersi molto in ritardo.
- Già il signor Lidenbrok! - gridò affacciandosi dalla cucina, quando sentimmo il professore aprire la porta d'ingresso.
- Ahi, - mi dissi anch'io, - se mio zio, che è il più impaziente degli uomini , ha fame, non vorrà intendere ragioni -. Cercai tuttavia di tranquillizzare Marta.
- Si, ma il pranzo ha diritto di non essere pronto, - dissi, - visto che non è ancora l'una. L'orologio di San Michele ha appena suonato la mezza.
- E allora come mai lui è già qui?
- Ce lo dirà lui stesso, immagino.
- Eccolo! Farò più in fretta che posso. E voi, signor Axel, cercate di farlo pazientare.
"Far pazientare" il più irascibile dei professori, dato il mio carattere piuttosto indeciso, non è una delle cose che mi attirano di più. Stavo dunque per andarmi a rifugiare nella mia cameretta al piano superiore, quando ...
da "Viaggio al centro della Terra" di Jules Verne
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