La Regina delle Montagne di Cristallo

 

Reginaldo Danese

Era un settembre tiepido e luminoso e il mattino avanzava lento tra i filari ordinati delle viti. I grappoli d'uva splendevano come gemme nel verde fitto delle foglie mentre l'alba si attardava a passeggiare sulle colline. Il vento rincorreva spensierato il profumo di resina dei cipressi e i primi raggi del sole cadevano sulla città come una cascata di fiori; il castello osservava con infinita nostalgia le ampie giravolte dell'Adige, ricordando i giorni lontani in cui il Signore di Verona governava l'immensa pianura. Mentre le case si accendevano di rosso e la luna scompariva nel mare senza fine del cielo, la città si risvegliava: lunghe file di automobili assonnate si crearono lungo le strade e il lontano rombo dei motori si mescolò alla voce squillante del fiume. Uno sparso ticchettio annunciava l'affrettarsi delle ultime commesse e le serrande dei negozi si aprivano cigolando. Lontano, una campana spargeva argento sui tetti e nei bar tintinnarono d'un tratto mille tazze fumanti. Come un libro di fiabe, Verona sfogliava il nuovo giorno aprendo le porte delle cinte merlate all'ignoto.
Nuove storie nascono e vecchi legami si sciolgono in ogni istante nell'aria. E come i tanti fiori che la vita nutre e cura nelle sue segrete stanze, anche quell'amore sorse dal nulla, inaspettato.
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da "La Regina delle Montagne di Cristallo" di Reginaldo Danese

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